lunedì 30 marzo 2015

A LETTO CON LA SCRITTRICE Lucia Guida, autrice de "La casa dal pergolato di glicine"

Questa è un'intervista particolare, diciamo pure intima, a scrittori che gentilmente si prestano a svelare il loro privato. 


Stasera facciamo irruzione nella camera da letto di Lucia Guida, autrice de “La casa dal pergolato di glicine”, Nulla Die, 2013. Il romanzo è reperibile presso la casa editrice e in tutti gli store online di libri.
Quarta di copertina de “La casa dal pergolato di glicine”:          “Il glicine ha continuato a fiorire. Ha resistito alle intemperie e alle tante stagioni di due generazioni ed è ancora qui a confortarmi con la sua presenza esuberante che mi riporta alla gioia dolente di un tempo che non c’è più, che non potrà più ritornare. Ne percepisco l’odore intenso con una pienezza che mi dà quasi alla testa e con delicatezza ne accarezzo i petali setosi come una volta ho accarezzato il viso ruvido dell’uomo che mi ha stregata per sempre con un sortilegio di cuore e di testa.”
Una donna alla ricerca della propria identità, un amore per la vita, storie di amicizia e affetti che sfidano il tempo e lo spazio nella cornice discreta e complice di una casa sulla spiaggia, Villa dei Glicini, in cui i destini di Marina, Walter, Sabina, Attilio si legheranno l’un l’altro per sempre in un’estate memorabile e lontana che cambierà le loro vite.


 1)     Per prima cosa vorrei chiederle: ama dormire molto? Se non dovesse lavorare o studiare andrebbe a  letto tardi, o presto? si sveglierebbe all’ora di pranzo o all’alba?
    Amo dormire il giusto. Mi spiego: per me è fondamentale dormire almeno sette ore a notte e se questo non accade o, peggio, vengo interrotta nel mio riposo, trovo grandi difficoltà a carburare nel modo migliore il giorno successivo. Volendo e potendo scegliere mi piacerebbe andare a dormire non più tardi delle 23.00 e svegliarmi dopo le 8.00 ma non sempre è possibile. In genere la mia sveglia mattutina è alle 6.30 circa, dal momento che devo essere sul mio posto di lavoro entro le 8.00/8.10 coprendo una distanza di circa quindici chilometri. No alla sveglia tragica all’alba; no a una sveglia in tarda mattinata.

2)     Che tenuta notturna preferisce? Le piace dormire nuda, anche in inverno, o comunque con poche cose addosso o ben coperta? Ci descrive il suo pigiama preferito o camicia da notte? Si è mai comprata qualcosa che esce dal suo schema e poi non ha indossato?

In inverno non mi dispiace indossare  un bel pigiama in cotone pesante  sotto un piumino altrettanto di sostanza. In estate va benissimo un completino mini, top e culotte, con un semplice lenzuolo di cotone a coprirmi. Mi piace anche la lingerie notturna di seta, morbida e delicata al tatto. Frusciante.

3)     Potendo avere una casa grande, vorrebbe dormire in coppia o in stanze singole? Le piace un letto singolo o matrimoniale?

Decisamente molto meglio un bel letto matrimoniale in cui riposare sia da soli che in compagnia. Magari ripartendosi equamente la superficie per il tempo del sonno, dopo coccole e affini. Insieme ma ciascuno nella propria metà del letto, senza invasioni di campo. In questo mi sento molto Acquario.

4)     Cosa fa prima di dormire, una volta entrata nel letto? (Leggere, scrivere, guardare la tv,  stare al portatile con gli amici, mangiare cioccolatini, pregare, ecc…)

Generalmente leggo o lavoro. Qualche volta finisco di navigare in internet con il mio laptop. Non mi piace fare colazione a letto o, peggio, farci pranzo o cena. Mi riporta a quando ero bambina e stavo poco bene e i miei genitori mi obbligavano a sfebbrare adeguatamente coperta in situazione di riposo, con la sola consolazione di un piccolo apparecchio TV che, però, finiva con lo stufarmi

5)     Comodino piccolo o gigantesco? Cosa tiene di solito sul suo comodino?

 Né piccolo né grande: medio. Ci tengo un cordless, qualche cremina, la sveglia, un paio di libri, un      portafoto con le immagini delle persone che amo

6)      Le capita di alzarsi di notte, completamente riposata? E cosa fa? Mangia, scrive perché ha un’idea, si rilassa  leggendo e riprende a dormire, o cosa?

 In realtà non sono molto contenta quando, per un motivo o l’altro, il ritmo sonno-veglia si    interrompe perché fatico a riaddormentarmi. Mi sforzo di leggere qualche pagina di un libro, oppure provo a ordinare mentalmente le cose che mi toccherà affrontare al risveglio. Può capitare che mi assopisca appena prima del trillo della sveglia e quando capita è una grande seccatura

7)     Le capita di sognare? Cosa sogna spesso? Ha incubi ricorrenti? Sogna a colori? Ricorda i sogni?

Quando sogno lo faccio “alla grande”, con effetti sonori, colori, odori e sensazioni che mi sembrano di vita reale, vissuta. Mi è capitato di avere incubi ricorrenti, in genere sempre gli stessi. Mi sveglio e ringrazio il cielo che sia stata una finta: sognare di arrivare tardi al lavoro, non riuscendo a trovare un mezzo decente per raggiungerlo, o di non riuscire a fare una telefonata urgente perché la tastiera del cellulare è diventata di gomma mi lascia sempre un po’ interdetta

8)     Ha mai sognato la trama di un romanzo che poi ha scritto?

Non mi è mai capitato. Mi è successo, invece, di pensare e ripensare a come fare per sciogliere qualche nodo narrativo un po’ ostico nel dormiveglia, cercando di prendere sonno. Al risveglio ho preso meticolosamente nota delle idee che mi erano venute e qualcuna l’ho anche utilizzata

9)     Come è nato il suo ultimo romanzo? Ricorda lo spunto?

 Il mio ultimo romanzo edito (che, poi, è anche il mio romanzo d’esordio!) è nato da un’idea   ballerina e da un ricordo d’infanzia molto tenero legato a un tralcio di glicine ricevuto da una zia di mia madre. Dalla voglia di narrare una storia di donne a donne e uomini. A me piacciono le vicende che prendono spunto dalla vita di tutti i giorni. Non credo sia banale farlo, anzi.  Raccontarle aiuta a confrontarsi con sensibilità altre.  Non ricorro effetti speciali né ho la pretesa di offrire al lettore ricette preconfezionate: non penso servano a molto, ciascuno è sempre e comunque artefice, nel bene o nel male, della propria esistenza. Stimolare la riflessione, quello si; evitando, tuttavia, di “ingabbiare” chi legge in strade senza uscite, in vicoli ciechi. Io la vedo così.
Quali potrebbero essere le impressioni di chi lo legge? Non saprei. A me piace la scrittura morbida, evocativa. Credo, inoltre, che ciascuno di noi possa leggere un’opera “interpretandola” in base alla sensibilità posseduta. Ci sono lettori che centellinano pian piano le pagine del libro che hanno in lettura e lettori che, invece, preferiscono arrivare al “sodo”. Al nucleo narrativo in fretta. Entrambe queste categorie hanno punti di forza e punti di debolezza. Certo è che un libro per essere compreso ha bisogno di essere letto e riletto almeno un paio di volte, almeno secondo me

10) Lo consiglierebbe ai nostri lettori da leggere prima di dormire? Secondo lei che reazione avrebbe un lettore: si addormenterebbe sereno dopo poche pagine, continuerebbe a leggere tutta la notte, smetterebbe terrorizzato o cosa le hanno detto i suoi fans?


Perché no? Sarebbe bello se le cose che scrivo potessero sortire entrambi gli effetti che mi ha nominato: portare con dolcezza tra le braccia di Morfeo oppure, al contrario, far tirare l’alba per vedere come va a finire.

11) Al risveglio fa sempre colazione? Cosa mangia a colazione? Dolce o salato? A casa o  al bar?


La prima colazione per me è un ottimo tentativo di “riconciliazione” con la giornata che ho     davanti, specie se lavorativa.  Al mio caffellatte con qualche biscotto rinuncio davvero a fatica. Non amo particolarmente far colazione al bar: per me ha l’unico significato di procrastinare inutilmente il primo piacere della giornata. Si a una colazione casalinga, intima e senza fretta 

12) Mi regalerebbe  una frase del suo romanzo per iniziare la giornata e una su cui sognare stanotte?
Grazie per avermi concesso un’intervista così intima.
    
       Certamente. Una frase per ben principiare che mi rispecchia a tutto tondo, descrivendo la colazione di Marina,  protagonista di “Pergolato”:
“Con la punta del cucchiaino raccolse con golosità gli ultimi granelli di zucchero impregnati di caffè alla sans façon, come lo definiva Attilio. Un caffè al latte mite, senza mordente, ma che tuttavia le dava la carica giusta a dispetto di quella landa desolata, piatta che era, al momento, la sua esistenza e che con determinazione si accingeva ancora una volta ad affrontare. Poi, armata di buona volontà, prese carta e penna per stilare la lista della spesa.


 E un altro piccolo passo per addormentarsi sognando, magari, cose piacevoli:


“Si risvegliò a mattina inoltrata facendo fatica a rientrare dal sogno alla realtà. Tastando il letto con la mano destra capì che era andato via ma la cosa non le dette eccessivo fastidio. Restare da sola con se stessa l’avrebbe certamente aiutata a metabolizzare meglio e con maggior gradualità ciò che era accaduto la sera precedente. Un brutto sogno con un epilogo felice, le venne da pensare guardando i segni lasciati dal corpo di Walter accanto a sé. L’impronta della sua testa sul suo cuscino, un leggero aroma di dopobarba che non era quello di suo marito. Con voluttà si stiracchiò tra le lenzuola assaporandone la frescura sulla pelle nuda.”

Grazie a lei per la disponibilità e la pazienza




giovedì 5 marzo 2015

Quel nome portato dal vento, Laura bellini, Butterfly Edizioni, 2014





Complice un tempo da lupi, che mi ha catapultato nelle fredde terre del Nord, ho finito di leggere il libro della signora e scrittrice Laura Bellini, Quel nome portato dal vento, Butterfly Edizioni, 2014.

Una vera storia d'amore che aggancia il lettore da subito e che consiglio a chi ama lo storico romantico. Devo dire che il metodo narrativo, una sinfonia di voci alternate, mi piace e non mi stanca. Qualcuno potrebbe trovarlo frammentato, invece io lo trovo perfetto. Ogni voce apporta un particolare fino a raggiungere una sinfonia d'orchestra.

Amo però, come detto molte volte i romanzi con percorsi interiori, in cui i personaggi vivono la vita esterna e interna.

Mi piace la prima persona, e da brava critica classica cerco tra le righe messaggi profondi e qui c’è la generosità, il sacrificio, l’amore disinteressato e molto altro. Sono un lettore da innamoramento repentino, ma non mi faccio coinvolgere facilmente. Con Laura ho avuto la fortuna di affezionarmi subito ai personaggi. E i personaggi sono tanti in una storia che narra di grandi famiglie che governano regni e terre fatate, in lotta tra loro. Non voglio addentrarmi nella trama per non far perdere ai lettori il piacere di vivere l’avventura dell’eroina Maeve, una donna a suo modo molto simile a noi, moderna oserei dire, nelle sue scelte, anche le più estreme. Però vorrei soffermarmi su una domanda che mi ha preso appena terminato il romanzo, chi è il vero protagonista della storia? Abbiamo tanti primi attori, tutti magistralmente descritti, anche se io ho un preferito, ma sapete chi è il vero protagonista? L’Amore. L’amore detta le scelte, nasconde le identità, costruisce legami, lotta e si sacrifica e alla fine vince.

Brava Laura Bellini, mai stucchevole e sempre generosa di colpi di scena.

Unico appunto lo devo fare al testo, avrei scelto un altro font, meno scheletrico per una storia romantica e passionale. Ma io lo sapete sono architetto e questi particolari mi disturbano. Perdonatemi la pignoleria.

E buona lettura.

Voto ☻☻☻☻☻

Se volete sapere di più di Laura Bellini andate su Autori Butterfly
https://autoributterflyedizioni.wordpress.com/laura-bellini/