mercoledì 18 novembre 2015

IN CUCINA CON LO SCRITTORE Francesco Mastinu, autore di Falene, Amarganta 2015


Interviste culinarie di Federica Gnomo Twins
Oggi salutiamo e ringraziamo l‘autore Francesco Mastinu per averci aperto la porta della sua cucina.
Ci suggerisce un sugo alla carlofortina  per condire le trofie, ma visto le Falene potremmo fare le Farfalle alla carlofortina. Buona lettura e buon appetito!


Il 3 di settembre ha pubblicato per Amarganta Falene, il primo libro della saga “Emozioni del nostro tempo”. Eccovi la quarta di copertina;
 Manlio pensa di aver avuto tutto: una laurea a venticinque anni e un compagno, Enrico, da cui non riesce più a distinguersi. C’è anche Mirna, la sua amica di sempre, un legame che si confonde tra le pieghe del passato. L’incontro con un Francesco, un pittore magnetico e attraente, rimescola le carte della sua esistenza, avviando per Manlio un difficile percorso alla ricerca di sé e dei desideri che pensava di aver perduto.
Sullo sfondo di una Cagliari affascinante, Manlio affronterà lo scontro tra le speranze e la dura realtà, fronteggiando con coraggio una serie di scelte destinate a cambiare la sua vita.
Inizia così Falene, una storia intensa della serie Emozioni del nostro tempo.
Consigli per l’acquisto:
Il cartaceo è acquistabile sul sito Amarganta http://www.amarganta.eu/narrativa/falene/
L'ebook lo trovate su Amazon http://www.amazon.it/gp/product/B014VQ4XLK

      
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La prima domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare?
Devo essere franco, mangiare è e rimane per me uno dei piaceri della vita, appena sotto il sesso e poco sopra il dormire. Sono troppo esplicito? Eppure è la pura verità. Ovviamente, in merito al cibo, sono molto esigente: rincorro il mio gusto specifico e faccio caso anche agli accostamenti, mi piacciono tanto gli esperimenti e diffido da una cucina che non conosco a fondo. Sono uno di quelli che magari potreste trovare a sperimentare piatti nuovi in giro per ristoranti, ma sui miei cult di norma preferisco quello che faccio da me. Perché in effetti, se non sono troppo stanco, a me piace tantissimo anche cucinare, sperimentare nuovi accostamenti e rielaborare magari le ricette. Di norma quando cucino non lo faccio solo per me, ma amo parecchio sottoporre i miei esperimenti ad amici e parenti!

Lo fa per dovere o per piacere?
Fondamentalmente per piacere. Poi sì, è ovvio, sono obbligato a cucinare per nutrirmi, come tutti. Ma se parliamo dei momenti di relax, di organizzazione delle cene o dei pranzi in compagnia, o anche solo per sperimentare ricette nuove, lo faccio con molto entusiasmo, per quanto a volte sia estenuante.

Invita spesso amici a casa o è ospite di altri?
Dipende molto dal tempo che ho a disposizione. A causa di impegni lavorativi, di norma posso dedicarmi alle amicizie e agli affetti nel fine settimana. Prima, quando magari ero meno impegnato, riuscivo anche a organizzare cene in compagnia e a ricambiare io l’invito andando a casa degli amici. Adesso, proprio perché un po’ tutti amiamo anche stare in famiglia, mi risulta più difficile.

Ha mai conquistato un uomo cucinando?
Non ne ho idea, devo dire che secondo me più che di una vera e propria conquista si tratti di mantenersi la conquista con le doti culinarie. Di solito nelle relazioni la conquista la lascio ad altri aspetti, alle cose in comune e/o l’attrazione fisica. Ora, diciamo che io ho un compagno da ormai 14 anni, forse sui fornelli me la cavo se sono riuscito a mantenerlo, no?

Vivrebbe con  una compagna o un compagno che non sa mettere mani ai fornelli?
Perché no? Anche se io sono e rimango un fan delle pari opportunità e della collaborazione reciproca per mandare avanti la casa, soprattutto con l’interscambio di ruoli e compiti sulla base della necessità. Poi, un minimo glielo insegnerei giusto per la sopravvivenza quotidiana. Non pretendo di stare con uno chef, anche se, data la mia golosità, mi piacerebbe tanto! Ma la vita coniugale non è fatta di sola cucina, ma anche di tanto altro sia come doveri che come piaceri. Per cui se magari in cucina non se la cavasse, ci saranno di certo altre doti di cui avvalermi.

Quando ha scoperto questa sua passione?
Fin da piccolo, con estrema ostinazione. Proprio perché la cucina, per me, era un luogo che mi veniva proibito. E si sa, il divieto diventa subito attraente per un bambino. Ho vissuto in una famiglia dove c’era una gestione un po’ rigida dei ruoli, e la cucina non poteva essere un ambiente adatto a un maschio. E per quanto osservassi mia madre cucinare, realizzare ricette e sperimentare, mi veniva impedito dedicarmi alla cucina e soddisfare la mia curiosità. Però solo con l’osservazione ho imparato tantissimo sugli ingredienti e sui sapori e gli odori. Una volta cresciuto comunque le esigenze di vita mi hanno portato a confrontarmi con la cucina, sia da campo (ho diversi fatto anni di scoutismo)che proprio in casa, quando mi sono dovuto spostare per lavoro e quindi ho raggiunto l’autonomia. E da allora ho iniziato a invitare persone e a organizzare cene per stare insieme, con sempre maggiore frequenza. Avevo circa ventitré anni e vivevo solo lontano da casa, e un po’ vivere situazioni conviviali con gli amici mi riportava l’atmosfera di famiglia, di protezione. E poi in quella fase scoprii la passione per la sperimentazione culinaria!

Ci racconta il suo primo ricordo legato al cibo?
Non ho dei veri e propri ricordi del cibo dell’infanzia, se non delle cose che non mi piacevano e che magari a casa mi obbligavano a mangiare. Ho sempre odiato le verdure cotte e bollite, non sono mai riuscito a mandarle giù se non sotto costrizione. Oppure di quei cibi proibiti: ricordo che ero piccolissimo quando mi innamorai dell’odore del caffè. E qualche volta, mio padre me lo lasciava assaggiare di nascosto da mia madre. Ho atteso con molta emozione l’età giusta per poterlo bere e da allora non ne faccio mai a meno.

Ha un piatto che ama e uno che detesta?
I piatti che amo sono tantissimi. Se proprio devo scegliere dal mucchio, direi la pasta alla carbonara. Un bel mattone pesante ma ricco di bei sapori. Detesto in primo luogo le melanzane con qualsiasi ricetta, colore e misura, così come il cavolo cappuccio, col quale ho dei ricordi pessimi. Mi obbligavano a mangiarlo, fino a che un giorno non reagii talmente male da far capire in modo inequivocabile ai miei che proprio non lo gradivo.
Vi risparmio come :p

Un colore dominante proprio di cibi che la disgustano?
Il verde scuro, tipico delle verdure bollite come verza, bietole e spinaci. Roba che di solito evito di mangiare perché non mi piacciono. E dire che convivo con un vegetariano convinto! Ma l’amore ci aiuta a superare anche le divergenze culinarie.

Quando è in fase creativa ha un rito scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale che la fa stare concentrato a scrivere?
Il momento della scrittura per me è sacro. Di solito non ho rituali particolari relativi alla cucina, perché quando scrivo mi concentro esclusivamente sulla storia, quindi al massimo anche i momenti del pasto sono distratto dal pensare a cosa devo far realizzare ai miei personaggi in un dato passaggio. Al massimo ho dei rituali per la fine della scrittura, dopo che ho concluso la prima stesura di un testo o quando firmo un contratto editoriale o ancora quando esce in vendita. Di norma brindo, una cena leggera con il mio compagno, relax e un brindisi. Che sia un cocktail o la mia tanto amata birra, l’importante che sia un brindisi, possibilmente da immortalare per averne un ricordo. Una cosa per me imprescindibile.

Scrive mai in cucina? Altrimenti dove ama scrivere? e a che ora le viene più naturale?
Devo essere sincero, la mia concentrazione ha bisogno di comodità e raccoglimento, per cui cerco comunque degli ambienti tranquilli dove isolarmi. Spesso per favorire questo mio isolamento mi metto persino la musica nelle orecchie.
Quindi sì, sulla base della situazione e della contingenza mi capita anche di scrivere in cucina, ma di norma prediligo il letto o una scrivania dello studio. Spesso arrivo alla scrittura in cucina quando magari ho bisogno di proseguire la storia e il tempo del pasto si avvicina, per cui mi metto sul tavolo mentre magari inizio a imbastire il pasto.

 Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza, snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
Dipende dallo stato di necessità: di norma se ho il tempo per cucinare, preferisco di no, ma a volte capita di mangiare qualche snack leggero se rimango bloccato in ufficio o se si va al mare e c’è bisogno di pranzare con qualcosa di leggero, altrimenti, nella quotidianità, non mangio mai cibo pronto.

Che tipo di cibo desidera di più quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
Non saprei: la fame è fame e dipende dal momento della giornata. Di sicuro il dolce mi risveglia meglio l’istinto e mi fornisce anche più energia… Ok, è solo un modo elegante per chiamare in altro modo la golosità!
Sono estremamente goloso e adoro i dolci, soprattutto le creme.
Ha un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
Gli aneddoti migliori sono sempre quelli che accadono all’estero, quando magari ci concediamo in relax, dopo una giornata trascorsa a camminare tra musei e monumenti. Ecco, spesso mi capita di andare in ristoranti esotici dove di norma ordino qualcosa stra-convinto di conoscere gli ingredienti senza fare troppo caso sia alle mie scarse conoscenze di inglese culinario che a tutte le componenti di un piatto. Ricordo che in un ristorante indiano a Vilnius, avevo ordinato una serie di piatti che mi sembravano gustosi, ed ero andato a fuoco perché erano piccantissimi!
O ancora peggio a Parigi ero finito in un mega ristorante di lusso, vestito da turista, uno di quelli con i camerieri che spazzolavano il tavolo e persino i tovaglioli che indossavi con la scopetta per togliere ogni briciola. Vergogna a parte per il mio abbigliamento da battaglia, notai troppo tardi che si chiamava “La Maison du Soufflé” perché in quel luogo si mangiavano esclusivamente soufflé. Come al solito avevo ordinato senza pensare portate su portate, credo di essermi arreso al terzo soufflé. Ancora oggi se me ne propongono, scappo a gambe levate.

Lei è uno scrittore di narrativa, specialmente di stampo romantico e a tematica LGBT quando esce a cena con i suoi figli, o amici  che tipo di locale preferisce? E quando esce con il suo compagno?
Io ho un regime alimentare abbastanza libero, se esco con amici di norma cerchiamo un posto che possa accontentare tutte le esigenze: ci sono i vegetariani, quelli che fanno diete particolari, quelli che hanno allergie o intolleranze peculiari… a volte bisogna barcamenarsi in più necessità, cosa che a casa risulta essere comunque più semplice. Ma la pizzeria di solito mette d’accordo tutti. Se esco con il mio partner di solito deve essere a regime vegetariano o con menù anche per vegetariani.

Oppure per festeggiare una pubblicazione?  Cosa tende a ordinare in un locale?
Per festeggiare una pubblicazione prediligo l’ambiente casalingo, soprattutto se a festeggiare siamo solo in due. In ogni caso, quando esco, mi dedico sempre ai piatti particolari. Adoro alcune carni, e molti tipi di pasta. Però per le secondo di solito sul condimento ho sempre da ridire… o la pretesa di saperla fare meglio.

Nelle sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
Tende a fare un aperitivo con due olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo?
Mai organizzato buffet, per me non è una cosa da farsi per un evento letterario come la presentazione di un libro. Mi è capitato magari di portare dello spumante o che me lo portassero, per un brindisi, soprattutto se si tratta del primo evento, ma non vado mai oltre il drink. Il binomio letteratura/cibo non è tra le mie esperienze. Poi dipende comunque dal tipo di evento. Se si trattasse di una mostra o di un vernissage con evento letterario, la questione cambia. Ma di norma le presentazioni si tengono in biblioteche o in librerie, luoghi non sempre adatti a un buffet.

Ha mai usato il cibo in qualche storia?
Ad esempio in  “Falene” ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo?
Il cibo è mai co-protagonista?
Il cibo può essere benissimo un co-protagonista se la storia lo consente. In Falene nello specifico c’è un personaggio che ama cucinare, si tratta di Donna Laura, una signora di origini nobili e abbiente che organizza addirittura delle feste nella sua enorme casa per la comunità LGBT della Cagliari di cui parlo nella trama. In alcuni passaggi si desume proprio la sua passione per la cucina e per le sue sperimentazioni culinarie, dove ama ricevere complimenti dai suoi avventori. Di solito riserva quel tipo di cena alle amicizie più strette. Poi sì, i miei protagonisti vanno a cena fuori: Enrico e Manlio in occasione del loro quinto anniversario e ancora loro due insieme a Mirna in pizzeria. In entrambe le occasioni parlo del cibo inteso come odore che impregna l’atmosfera e le loro emozioni.

“Falene” a che ricetta lo legherebbe, e perché?
Falene è una storia legata alla sua città, che è Cagliari, esattamente come per me. Non saprei, mi viene in mente il profumo della cucina tipica sarda del quartiere della marina: carne, formaggi, pesce e i culurgiones. Tutti profumi che si mischiano e si confondono con l’aria del mare. In fondo, da qualsiasi prospettiva da cui la osservi, Cagliari richiama il mare su ogni versante.

Per concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta speciale? Quella che le riesce meglio?
Io sono specializzato nelle salse e nei sughi, ho una mia versione della pasta alla carlofortina, nota in diverse varianti.
La salsa è semplice:
Ingredienti: Olio, aglio, cipolla, prezzemolo (in piccole dosi), uno o due filetti di alici, tonno (uno o due tranci sulla base di quanta salsa serve), pomodori, pesto e panna. Origano/maggiorana alla bisogna.
In un tegame mettiamo l’olio, facciamo sciogliere i filetti di alici una volta che è bollente e poi aggiungiamo il trito di aglio, cipolla e prezzemolo. Una volta che il condimento si imbiondisce, buttiamo nella pentola il tonno, dopo averlo spezzettato con la forchetta.
Nel frattempo tagliamo i pomodori freschi a dado, e dopo qualche minuti li aggiungiamo al composto sul tegame.
A quel punto lasciamo cuocere per qualche minuto, e quando il pomodoro comincia a sfaldarsi e liquefarsi, aggiungiamo al composto pesto e panna, in egual misura. Mischiamo bene, lasciamo cuocere per qualche minuto, e aggiungiamo altro pesto e panna, in modo che la salsa si amalgami.
Verso fine cottura se ci piace aggiungiamo un soffio di origano o maggiorana. Possiamo spegnere quando il sugo ha l’aspetto di una vera e propria salsa solida. Con questo sugo condiamo preferibilmente le trofie o le orecchiette, meglio se di pasta fresca.
Provare per credere!

Quale complimento le piace di più come cuoco?
Mi accontento dell’esclamazione “Buono!”
Sono un cuoco casereccio di poche pretese e tanto entusiasmo!

E come scrittore?
Qui la questione si complica. Quando scrivo voglio raggiungere due risultati: riuscire a raccontare in modo adeguato una storia recapitando il suo messaggio essenziale e suscitare un’emozione forte in chi mi legge. Di sicuro preferisco sentirmi dire che sono stato in grado di suscitare delle reazioni forti a fine lettura, compatibili  e pertinenti ovviamente col tipo di storia che ho scritto.

Che frase tratta da Falene o dalla sua esperienza di scrittore possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
Certamente, eccola! È tratta dalla parte centrale della storia di Falene:
“Sorridevo, con un nuova forza dentro di me. Sbattei le ali, era il mio volo. Nessun inganno. Mai più.
Uscii di casa. Non mi rendevo conto di quello che avrei potuto fare.
Ma, come una falena, dovevo afferrare l’amore.”

Grazie per la sua disponibilità
Grazie a voi, di cuore, per avermi accompagnato sino a qui!

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Biografia in breve:
Francesco Mastinu è nato nel 1980 sotto il segno dell’Acquario e vive a Cagliari, vicino al mare. Convive con il suo compagno e spera ancora di poterlo sposare anche se si trovano entrambi in Italia, ha sempre i 4 gatti a sovraintendere ogni sua attività quotidiana.
Dopo aver pubblicato numerosi racconti in antologie collettive di alcuni editori italiani, ed essersi dilettato con il genere erotico sotto pseudonimo, ha ufficialmente esordito con il romanzo  “Eclissi” (Lettere Animate, 2012) seguito poi da “Polvere” (Runa Editrice, 2014) e la raccolta di racconti brevi “Concatenazioni” (Edizioni 6Pollici, 2014).
“Falene” è il suo terzo romanzo, il primo della serie “Emozioni del nostro tempo” edito per Amarganta, uscito a settembre 2015.
Collabora con l’editore Amarganta per la collana Amarganta LGBT e per la gestione del portale “Vite Arcobaleno” (www.vitearcobaleno.wordpress.com)
Il suo blog: www.jfmastinu.wordpress.com


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