sabato 19 dicembre 2015
Alberi di Natale in pastasfoglia e ripieni vari. Facili e decorativi
Volete fare una sorpresa carina ai vostri ospiti? Ho trovato in rete questo deliziosi alberi di natale in pastasfoglia. Un antipasto veloce e creativo per le feste.
Vi descrivo brevemente come fare, poi voi potete modificarli a vostro piacimento nel ripieno.
Ingredienti per tutti: 2 confezioni pasta sfoglia rettangolare già stesa in reparto frigo ( non surgelata). Ripieni vari.
Albero di girelle: stendere la pasta sfoglia, fare un ripieno di broccoletti ripassati in padella con olio, aglio e peperoncino. Aggiustare il sale. Disporli sulla sfoglia con scaglie di provola o formaggio a piacere. Arrotolare il tutto facendo un rotolo dalla parte lunga ( avrete più girelle) e tagliare a pezzi di circa 3 cm che disporrete su carta forno a formare un albero di Natale. Guarnite di pomodorini, ricordatevi un pezzetto di sfoglia per la base dell'albero e infornate a 180 ° per circa mezzora.
Albero di bastoncini: Fare i bastoncini è facile, ma serve un po' di manualità. Allargate su carta da forno la pasta di una confezione, disporci sopra speck, chiudere con la seconda come un toast. tagliare con le forbici delle strisce di 1,5 cm nel verso corto del rettangolo. Spennellarle di uovo e semi di papavero ( anche no, se non li trovate) lasciando ancora la pasta sulla carta da forno ma già tutta sezionata. quindi cominciate a prendere una striscia e arrotolare ogni striscia su se stessa come faceste dei torchon, aiutandovi con un ferro o a mano, procedete a montare i bastoncini come l'albero in figura mettendo sotto quelli lunghi e tagliando a misura gli altri.Ricordatevi di attaccarli ad un fusto centrale fatto di una striscia lasciata piatta, che arriverà a fare anche il tronco in basso. Infornate come sempre a 180° per circa 25 minuti.
Albero di tartine o pizzette: Tagliate la foglia a cerchi non tanto grandi, componete l'albero, bucherellate la pasta e infornate. Servirà poco tempo a 180°, appena imbiondita estraetela e lasciatela freddare. A quel punto, poco prima dell'aperitivo spalmate di condimenti a piacere o a base di maionese e verdure e gamberetti, l'importante è guarnire come un alberello di Natale con strisce di peperoni sottaceto.
Alberello di pizza: questa versione richiede che una volta stesa, tagliate la pasta ad albero di Natale, poi la guarnite di poca passata di pomodoro condita con olio, sale pepe e dopo circa 20 minuti a 180 °, prima di estrarla del tutto, aggiungete o gamberi lessati e sgusciati, o moscardini ripassati, o semplice formaggio e lasciate qualche minuto ancora in forno. Guarnire con prezzemolo, sopratutto se di pesce.
mercoledì 16 dicembre 2015
A LETTO CON LO SCRITTORE: LINDA BERTASI autrice de IL SILENZIO DEL PECCATO, Delos Digital 2015
Stasera facciamo irruzione nella camera da letto di Linda Bertasi autore de Il silenzio del peccato
Editore Delos Digital
anno 2015
Una bella autrice per un romanzo intrigante.
SINOSSI: Essex 1522.
Jane Rivers ha solo sedici anni quando incontra Charles Brandon, il duca di
Suffolk. Una tempesta fortuita li costringerà a ripararsi in un capanno tra i
boschi e la passione li travolgerà. Ma Jane è una serva e Charles un duca, non
c'è spazio per l'amore. I genitori della ragazza, per nascondere l'onta, la
costringeranno a un matrimonio riparatore con il promettente avvocato e amico
di famiglia Richard Howard. Per Jane una nuova vita si profila all'orizzonte e
una tenuta opulenta in cui trascorrerla. Ma cosa nasconde questa villa e perché
un gentiluomo dovrebbe scegliere di dare scandalo e sposare una contadina? Cosa
si cela dietro gli incubi che da anni tormentano Jane e che riaffioreranno non
appena varcata la soglia di Manor House? Nell'Inghilterra di Enrico VIII tra
seduzioni e inganni, una storia di passione e omertà che affonda le sue radici
nel silenzio.
1)
Per prima cosa vorrei chiederle: ama dormire
molto? Se non dovesse lavorare o studiare andrebbe a letto tardi, o presto? si sveglierebbe
all’ora di pranzo o all’alba?
Io amavo dormire, ero capace di dormire anche 12 ore al giorno, ma dopo
la nascita di Arianna dormo molto poco, 6-7 ore per notte non di più. Non vado
mai a letto prima di mezzanotte e, se non lavorassi, andrei a letto ancora più
tardi e mi sveglierei sempre intorno alle 8. Starò invecchiando?
2)
Che tenuta notturna preferisce? Le piace dormire
nudo, anche in inverno, o comunque con poche cose addosso o ben coperto? Ci
descrive il suo pigiama preferito o camicia da notte? Si è mai comprato
qualcosa che esce dal suo schema e poi non ha indossato?
Amo il pigiamo caldo, avvolgente, morbido. Io dormo coperta come una
nonnina, con tanto di calzettoni. Il mio pigiama preferito è rosso con un
bell’orsacchiotto sul davanti e uno sulla schiena. Insomma sono l’antitesi
della donna sexy a letto.
3)
Potendo avere una casa grande, vorrebbe dormire
in coppia o in stanze singole? Le piace un letto singolo o matrimoniale?
Mi piace un bel letto matrimoniale e dormo e dormirei sempre in coppia,
senza pensarci due volte. Detesto dormire sola.
4)
Cosa fa prima di dormire, una volta entrato nel
letto? (Leggere, scrivere, guardare la tv,
stare al portatile con gli amici, mangiare cioccolatini, pregare, ecc…)
Quando la stanchezza non mi assale, amo leggere a letto, è il luogo
migliore per me, il momento migliore.
5)
Comodino piccolo o gigantesco? Cosa tiene di
solito sul suo comodino?
Il mio comodino non è né troppo piccolo, né troppo grande. Sopra tengo
il libro che sto leggendo, un’abatjour, la foto del mio caro nonno che ci ha
lasciato troppo presto e la sveglia.
6)
Le capita
di alzarsi di notte, completamente riposato? E cosa fa? Mangia, scrive perché
ha un’idea, si rilassa leggendo e
riprende a dormire, o cosa?
Se accade, leggo o accendo il computer. Sporadicamente accendo la
televisione.
7)
Le capita di sognare? Cosa sogna spesso? Ha
incubi ricorrenti? Sogna a colori? Ricorda i sogni?
Sogno sempre, immancabilmente. Spesso riesco a ricordare perfettamente
i miei sogni, mi è capitato di avere sogni premonitori. Sogno spesso di
innamorarmi di persone irraggiungibili e i sogni sono talmente colorati e
vividi che fatico a staccarmene al risveglio.
8)
Ha mai sognato la trama di un romanzo che poi ha
scritto?
Sì, mi è successo con il mio paranormal-fantasy di prossima
pubblicazione. Sognavo luoghi e persone sconosciute, la mattina annotavo quei
viaggi incredibili e ne è uscito un romanzo. Ma i sogni fanno parte anche de
“Il silenzio del peccato”, hanno un ruolo chiave. La dimensione onirica è da me
molto apprezzata, possiamo dire che ho un vero e proprio debole per essa.
9)
Come è nato il suo ultimo romanzo? Ricorda lo
spunto?
“Il silenzio del peccato” è ambientato in epoca Tudor, periodo storico
da me venerato. Sono cresciuta con i Tudor, leggendo le biografie storiche di
personaggi come Enrico VIII e Anna Bolena.
È sempre stato mio desiderio utilizzarne l’ambientazione e finalmente ci
sono riuscita. L’idea era di raccontare di una passione proibita tra Charles
Brandon, il duca di Suffolk, e una serva ma poi il mistero si è infilato tra le
pagine ed è uscita una storia molto diversa.
10)
Lo consiglierebbe ai nostri lettori da leggere
prima di dormire? Secondo lei che reazione avrebbe un lettore: si
addormenterebbe sereno dopo poche pagine, continuerebbe a leggere tutta la
notte, smetterebbe terrorizzato o cosa le hanno detto i suoi fan?
Io consiglio sempre un buon libro prima di dormire. Non so se i lettori
lo abbandonerebbero dopo poche pagine o proseguirebbero fino al mattino, ma
posso riportare le parole di una lettrice che non appena ha trovato il romanzo
non è andata a letto sino al mattino. Diciamo che il mistero da svelare e la
passione non sono, forse, ingredienti che conciliano il sonno.
11)
Al risveglio fa sempre colazione? Cosa mangia a
colazione? Dolce o salato? A casa o al bar?
Faccio una ben misera colazione, lo ammetto. Mangio biscotti secchi,
preferisco il dolce al salato e sempre e immancabilmente in casa, tranne in
vacanza quando mi concedo un bel bombolone al bar.
12)
Mi regalerebbe una frase del suo romanzo per iniziare la
giornata e una su cui sognare stanotte?
Per iniziare la giornata: “ Si
liberò della camicia da notte. Iniziava un nuovo giorno, una nuova vita, perché
la ruota girava senza mai fermarsi e ogni attimo trascorso nell’acredine era un
alito di vita evaporato nel rimpianto.”
Per sognare la notte: “Ricordami come in quel mattino d’estate,
seminudo su una coltre paglierina, stringerti tra le braccia e amarti, amarti
sino all’ultimo respiro.”
Grazie per avermi concesso un’intervista
così intima.
Vuoi saperne di più?
BIOGRAFIA: Linda Bertasi nasce nel 1978.
Nel 2010 esordisce con il romance “Destino di un
amore, cui fanno seguito il paranormal-romance “Il rifugio – Un amore senza
tempo” che le vale il secondo premio al concorso letterario “Valle Senio” 2012,
nel 2013 pubblica il romanzo storico “Il profumo del sud” che le vale la
qualifica di Autore Commendevole al Premio Letterario Europeo “Massa”.
Collabora con magazine, web-magazine, lit-blog e
case editrici.
È una delle fondatrici del gruppo “Io leggo il
romanzo storico” ed è socia ordinaria EWWA.
Sposata e con una figlia, vive nella provincia di
Ferrara dove gestisce una piccola realtà commerciale.
Per contattarla: bertasilinda@gmail.com
Blog ufficiale: http://lindabertasi.blogspot.it/
Link di acquisto romanzi: http://www.amazon.it/silenzio-del-peccato-Senza-sfumature-ebook/dp/B01710SPJE/ref=cm_cr_pr_product_top?ie=UTF8
e i tutti gli altri Store.
Link di sito autore o pagine
personali
BLOG UFFICIALE: http://lindabertasi.blogspot.it/
FANPAGE AUTRICE: https://www.facebook.com/Linda-Bertasi-Autrice-488051881264970/?ref=aymt_homepage_panel
MAIL: bertasilinda@gmail.com
PINTEREST: https://it.pinterest.com/bertasilinda/
mercoledì 2 dicembre 2015
IN CUCINA CON LO SCRITTORE Angelo Berti - L'isola del Ghiaccio - Ed. I Doni delle Muse – Anno 2015
Oggi salutiamo e ringraziamo l‘autore Angelo
Berti – L'Isola del Ghiaccio – Ed. I Doni delle Muse – Anno 2015, per
averci aperto la porta della sua cucina.
L'Isola del Ghiaccio è un romanzo
Storico – Mitologico, ma penso che per presentare il mio ultimo lavoro niente
sia meglio della quarta di copertina:
“In un villaggio del Nord, un fabbro vive per
guadagnarsi l'idromele che gli consente di dimenticare un passato che resta
impresso a fuoco nella sua memoria. Tre atti d'infamia si dice debba compiere
in ognuna delle tre vite a cui l'hanno destinato gli dei. Ma la sua vita è una
soltanto, gravata dal peso di troppi ricordi. Ora anche la sua solitudine sta
per essergli tolta, per volontà di guerrieri leggendari che vivono in un'isola
di ghiaccio dove non cala mai la notte. Si avvicina un tempo di corvi e sangue,
in cui pochi ancora lottano per salvare le proprie terre dall'invasione di un
oscuro nemico. Inviso a Þòrr (Thor) e amato da Óðinn (Odino), Starkaðr dovrà
assumersi la responsabilità di portare un nome che è già leggenda”
La prima domanda di rito è: le piace
mangiare bene? E cucinare?
R. (Risposta) Adoro entrambe le cose. Nel primo caso fino a pochi mesi fa
ero una vera e propria idrovora poi, causa alcuni problemi di salute per i
quali sono arrivato a perdere quasi 40 chili in 100 giorni, ho imparato a
mangiare in modo più sano, il che non esclude il gusto. Cucinare mi piace e non
perdo occasione per mettermi alla prova con nuove ricette. Il mio forte sono i
primi piatti.
Lo fa per dovere o per piacere?
R. Certamente per piacere, anche se per un certo periodo mi sono dovuto
adattare a farlo “quasi” per dovere, cucinando per una trentina di persone, per
aiutare alcuni amici. Mancava il cuoco e mi sono prestato per una sera a
settimana per un intero inverno. In poche parole, mi piace “spignattare” in
cucina!
Invita spesso amici a casa o è
ospite di altri?
R. In realtà non ho spesso ospiti e altrettanto non ho una vita
particolarmente “sociale”, per cui gli inviti sono assolutamente sporadici. Ma
quando c'è l'occasione non mi tiro indietro e anche se sono ospite è facile
vedermi dare una mano in cucina: non riesco a stare fermo.
Ha mai conquistato una donna cucinando?
R. Mi è successo che saper cucinare mi aiutasse nel corteggiamento.
Probabilmente in qualche caso è stato anche decisivo.
Vivrebbe con una compagna o un compagno che non sa mettere
mani ai fornelli?
R. Ho avuto due matrimoni e in entrambi i casi era necessario che io fossi
l'unico addetto alla cucina. Probabilmente, visto l'esito degli stessi dovrei
pensare che non sono un buon cuoco.
Quando ha scoperto questa sua
passione?
R. Ho iniziato a vivere da solo quando avevo diciannove anni (ora ne ho
cinquantadue). I primi tentativi sono stati funesti, quindi ho dovuto per forza
applicarmi se volevo mangiare senza rischiare intossicazioni o peggio. Il passo
dalla necessità alla passione è stato breve.
Ci racconta il suo primo ricordo
legato al cibo?
R. È legato proprio al mio primo tentativo di cucinare. Vivevo insieme a un
altro studente universitario a Ferrara. Il padre del mio compagno di casa
dubitava della nostra possibilità di gestirci da soli (e non aveva torto), così
pensammo di dimostrare che eravamo in grado di badare a noi stessi, anche
cucinando. Posso saltare subito all'esito del pranzo, quando il padre, dopo la
prima forchettata, si alzò, indossò la giacca e andò a comprare pane e
affettati per tutti.
Ha un piatto che ama e uno che
detesta?
R. In realtà ne ho a cuore molti. Due in particolare, legati al ricordo di
mia madre, che in cucina (e non solo) era bravissima. Pomodori ripieni col riso
e Scaloppine al Marsala. Il primo è molto impegnativo e lo preparo raramente,
solo quando io e mio fratello abbiamo voglia di ricordare i gusti della nostra
infanzia. Per il secondo posso dire che quando le cucino per degli ospiti, non
bastano mai. Detestare? Non lo detesto, ma non mangio coniglio e non amo
particolarmente i crostacei. In cucina ci vado piano con il pesce, ma solo
perché bisogna proprio saperlo cucinare e non mi ritengo all'altezza di certe
preparazioni.
Un colore dominante proprio di cibi
che la disgustano?
R. Disgustare lo escluderei. Diciamo che certe tonalità di marrone proprio
non mi attirano!
Quando è in fase creativa ha un rito
scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale che la fa
stare concentrato a scrivere?
R. Che bella domanda! Dipende dall'ora a cui scrivo e anche da cosa sto
scrivendo. Non bevo caffè e nemmeno tè. In inverno troverai facilmente vicino
al mio computer una tisana ai frutti rossi o anche del buon vin brulé! In
estate devo trovare qualcosa di nuovo. Prima bevevo birra in quantità
industriale, ma da quando mi sono messo a dieta l'ho abolita. Ti saprò dire la
prossima estate!
Scrive mai in cucina?
R. No. La cucina, cucinotto, zona cottura che sia ha per me un unico scopo.
Ogni spazio ha un suo fine. Dove scrivo è finalizzato solo a quello, così la
cucina.
Altrimenti dove ama scrivere? e a
che ora le viene più naturale?
R. Come ho accennato, per scrivere voglio uno spazio esclusivo. Quando
potevo avevo uno studio, dove trascorrevo giorni e notti intere, attrezzato
anche con divano letto. Ora che abito da solo e non ho vincoli di spazio, non
ho più un soggiorno (o salotto che sia): ogni spazio è occupato da computer,
libri, appunti ecc. ecc. A che ora? Certamente l'orario più creativo è il
mattino. Ma non come lo intendono in molti. A volte mi alzo alle quattro e
comincio a scrivere fino alle otto o alle nove. Per me quello è il momento di
maggiore produttività creativa.
Si
compra cibo pronto ( tramezzini, pizza, snack) o si cucina anche quando è molto
preso dalla scrittura?
R. Quando sto scrivendo e lo stimolo della fame avanza (come ora) è facile
trovare vicino a me dell'uva o prosciutto crudo, magari tagliato a listelli.
Anche verdure, ma croccanti! Carote, finocchio o sedano. Non compro niente di
già pronto... solo il sugo al pesto, quando non ho il basilico.
Che tipo di cibo desidera di più
quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
R. Direi entrambi. Non credo che sia legato all'atto dello scrivere, quanto
alle esigenze del mio corpo. A volte sento la necessità di dolce, altre di
salato.
Ha un aneddoto legato al cibo da
raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
R. Uno certamente carino è legato a un ristorante che per un certo periodo
ho frequentato con assiduità. In quel ristorante i piatti non hanno un nome e
sono descritti sul menu con i loro ingredienti. Avevo l'abitudine di prendere
sempre lo stesso piatto (un primo condito con panna, pancetta, pecorino e
tartufo nero) e un giorno osservando la comanda del cameriere notai che per la
cucina aveva scritto Spaghetti Angelo. Lo guardai, mi sorrise e disse che dato
che scrivere tutta la trafila era scomodo, avevano deciso di chiamarli così per
me, visto che li prendevo spesso. Quindi se andate in quel ristorante e ordinate
quel piatto, sulla comanda troverete Spaghetti Angelo!
Lei è uno scrittore di romanzi
storici e fantasy quando esce a cena con i suoi figli, o amici che tipo di locale preferisce? E quando esce
con sua moglie (o la sua compagna, marito, ecc)?
R. Adoro i locali rustici e intimi. Se vuoi farmi felice mi porti in una
trattoria o locanda con massimo una decina di tavoli e cucina casereccia. I
miei “figli” (semplifico con le “”: è una storia lunga) mi seguono
tranquillamente dovunque li porti, sanno che non li deluderò. Con le mogli a
volte ho esagerato, con locali di particolare prestigio, specialmente in
occasione di qualche anniversario o compleanno. In questo momento sono
felicemente single e il mio compagno di ristorante è mio fratello, che ha i
miei stessi gusti in fatto di locali e quando ci capita di potere uscire
insieme variamo dalla pizzeria alla taverna, ma mai qualcosa di impegnativo.
Amiamo lo convivialità e l'intimità.
Oppure per festeggiare una
pubblicazione? Cosa tende a ordinare in
un locale?
R. La pubblicazione è sempre un evento. Ma lo festeggio in maniera
strettamente privata. Pochi intimi, un buon prosecco e qualche stuzzichino
preparato per l'occasione.
Nelle sue presentazioni offre un
buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
R. Mi piacerebbe. Quando mi capita di essere in un locale attrezzato con
bar o caffetteria non esito a fare aprire qualche bottiglia di vino e se hanno
del buffet, lo sfrutto. In altre occasioni è difficile. La regola delle
presentazioni è “uno, nessuno, centomila”, quindi non sapendo quanta gente
potrebbe presentarsi è difficile organizzare qualcosa di adeguato senza
rischiare di preparare troppo o troppo poco. In ogni caso ritengo che sia una
cosa assolutamente gradevole.
Tende a fare un aperitivo con due
olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo?
R. Aperitivo, ma se possibile con qualcosa di più sostanzioso di olive e
patatine: abito in Romagna e qua la piadina fa da padrona! Il pasto lo riservo
a pochi intimi nel dopo presentazione. Anche se l'invito è sempre esteso a
chiunque voglia partecipare.
Ha mai usato il cibo in qualche
storia?
R. Direi che lo cito spesso, ma ha solo funzionalità legate al momento
della narrazione.
Ad esempio in “L'Isola
del Ghiaccio” ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo?
R. Certamente. Ho fatto ricerche sui pasti tipici delle popolazioni
nordiche (se preferite potete chiamarli vichinghi, ma nell'epoca in cui è
ambientato il romanzo ancora non erano conosciuti con quell'attributo). Skreið
(stoccafisso), formaggio e verdura erano cibi abituali. Per la carne
soprattutto pecora. Ho trovato anche indicazioni su qualche preparazione
tipica, ma ho evitato di entrare molto nei particolari.
Il cibo è mai co-protagonista?
R. Non riesco mai a renderlo tale. Il mio stile di scrittura e il tipo di
storie che racconto non lo permette. Le ambientazioni prevalentemente storiche
mi costringono a ricerche appropriate, ma non riesco mai a documentare
preparazioni tipiche, stonerebbero nella narrazione.
“L'isola del Ghiaccio” a che ricetta lo legherebbe, e perché?
R. Il Baccalà, in tutti i modi possibili. Ne sono ghiottissimo! Alla
Vicentina, alla Livornese, con le patate, mantecato, ma soprattutto
semplicemente cotto al forno con aglio e rosmarino e condito con olio
extravergine.
Per concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta speciale? Quella che le
riesce meglio?
*RICETTA* ( ingredienti e procedimento)
“CALAMARATA DI TOTANI E BOTTARGA:
Ingredienti per due persone: 180 grammi di pasta
Calamarata Siciliana; tre etti di anelli di totani, meglio se piuttosto grossi;
due acciughe sott'olio; olio extravergine di oliva; uno spicchio di aglio;
prezzemolo; formaggio grana (sì, avete letto bene); vino bianco; bottarga di
muggine (non di tonno) a piacere.
PREPARAZIONE: In una padella saltapasta sciogliete le due acciughe in un poco di
olio; per chi ama l'aglio consiglio di triturarlo finemente, per gli altri
schiacciate uno spicchio, lo lasciate per tutto il periodo della cottura e lo
togliete prima di condire la pasta. Tagliate, aprendoli, gli anelli di Totano
(non tutti, ma la maggior parte) realizzando così delle listarelle, più sono
lunghe meglio è; mettete il totano a cucinare nella padella, lasciando che
liberino la loro acqua. Alzate la fiamma, spargete subito un pizzico (proprio
un'inezia, darà un aroma incredibile) di formaggio grana, irrorate con un poco
di vino bianco (direi l'equivalente di un bicchiere di grappa), mescolate per
distribuire il poco formaggio, abbassate la fiamma al minimo, coprite la
padella e continuate la cottura. Ci vuole un poco di tempo per arrivare alla
cottura adatta, ma potete fare dei piccoli pezzi da assaggiare ogni tanto per
decidere quando la cottura è di vostro gradimento. A parte avete fatto bollire
l'acqua e cucinato la pasta Calamarata. Quando è ancora indietro di cottura e i
totani sono quasi pronti, scolatela e versatela nella padella lasciando che
finisca la cottura nel sugo che hanno rilasciato. Se ne è rimasto poco,
aggiungete acqua di cottura che terrete sempre a disposizione, aggiungendo
anche un poco di prezzemolo. Poco, giusto per dare colore. Quando la pasta è
pronta, spegnete il fuoco, grattugiate sopra la bottarga in quantità a piacere.
Fate saltare giusto un paio di volte per distribuirla su tutta la pasta.
Servite nel piatto e provvedete a un ulteriore grattugiata di bottarga (si
trova anche già macinata). Buon Appetito!
Quale complimento le piace di più
come cuoco?
R. Il complimento più bello è quando i piatti sono puliti e ti chiedono il
bis! In cucina parlano più i fatti che le parole.
E come scrittore?
R. Certamente quando un lettore percepisce emozioni dai miei scritti. Ma il
più bello di tutti, anche nei libri, è quando si parla di bis: lettori che
rileggono un tuo libro o che ne chiedono altri. Una similitudine con la cucina!
Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza di scrittore
possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
R. “Sono curioso di vedere l'espressione di
Þòrr quando siederò alla sua tavola”.
Grazie per la sua disponibilità
Breve Bio
Angelo Berti è nato nel
gennaio del 1963 a Cortemaggiore, un piccolo paese in provincia di Piacenza.
Già direttore di Fantasy Planet fino a gennaio 2015, attualmente collaboratore
occasionale di TrueFantasy, vive a Ravenna.
Con i Doni delle Muse ha già pubblicato “La Notte della Hyena” e racconti
nelle antologie “Sangue di Drago” e “Le Fate”. L'Isola
del Ghiaccio è il suo sesto romanzo.
Per acquistarlo:
mercoledì 18 novembre 2015
IN CUCINA CON LO SCRITTORE Francesco Mastinu, autore di Falene, Amarganta 2015
Interviste culinarie di
Federica Gnomo Twins
Oggi salutiamo e ringraziamo l‘autore Francesco Mastinu per averci aperto
la porta della sua cucina.
Ci suggerisce un sugo alla carlofortina per condire le trofie, ma visto le Falene potremmo fare le Farfalle alla carlofortina. Buona lettura e buon appetito!
Il 3 di settembre ha pubblicato per
Amarganta Falene, il primo libro della saga “Emozioni del nostro tempo”. Eccovi
la quarta di copertina;
Manlio pensa di aver avuto tutto: una laurea a venticinque anni e
un compagno, Enrico, da cui non riesce più a distinguersi. C’è anche Mirna, la
sua amica di sempre, un legame che si confonde tra le pieghe del passato.
L’incontro con un Francesco, un pittore magnetico e attraente, rimescola le
carte della sua esistenza, avviando per Manlio un difficile percorso alla
ricerca di sé e dei desideri che pensava di aver perduto.
Sullo sfondo di una Cagliari affascinante, Manlio affronterà lo scontro tra
le speranze e la dura realtà, fronteggiando con coraggio una serie di scelte
destinate a cambiare la sua vita.
Inizia così Falene, una storia intensa della serie Emozioni del nostro
tempo.
Consigli per l’acquisto:
Il cartaceo è acquistabile sul sito Amarganta http://www.amarganta.eu/narrativa/falene/
L'ebook lo trovate su Amazon http://www.amazon.it/gp/product/B014VQ4XLK
Bookrepublic:
https://www.bookrepublic.it/book/9788899344245-falene/
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La prima domanda di rito è: le piace
mangiare bene? E cucinare?
Devo essere franco, mangiare è e rimane per me uno dei piaceri della vita,
appena sotto il sesso e poco sopra il dormire. Sono troppo esplicito? Eppure è
la pura verità. Ovviamente, in merito al cibo, sono molto esigente: rincorro il
mio gusto specifico e faccio caso anche agli accostamenti, mi piacciono tanto
gli esperimenti e diffido da una cucina che non conosco a fondo. Sono uno di
quelli che magari potreste trovare a sperimentare piatti nuovi in giro per
ristoranti, ma sui miei cult di norma preferisco quello che faccio da me.
Perché in effetti, se non sono troppo stanco, a me piace tantissimo anche
cucinare, sperimentare nuovi accostamenti e rielaborare magari le ricette. Di
norma quando cucino non lo faccio solo per me, ma amo parecchio sottoporre i
miei esperimenti ad amici e parenti!
Lo fa per dovere o per piacere?
Fondamentalmente per piacere. Poi sì, è ovvio, sono obbligato a cucinare
per nutrirmi, come tutti. Ma se parliamo dei momenti di relax, di
organizzazione delle cene o dei pranzi in compagnia, o anche solo per
sperimentare ricette nuove, lo faccio con molto entusiasmo, per quanto a volte
sia estenuante.
Invita spesso amici a casa o è
ospite di altri?
Dipende molto dal tempo che ho a disposizione. A causa di impegni
lavorativi, di norma posso dedicarmi alle amicizie e agli affetti nel fine
settimana. Prima, quando magari ero meno impegnato, riuscivo anche a
organizzare cene in compagnia e a ricambiare io l’invito andando a casa degli
amici. Adesso, proprio perché un po’ tutti amiamo anche stare in famiglia, mi
risulta più difficile.
Ha mai conquistato un uomo
cucinando?
Non ne ho idea, devo dire che secondo me più che di una vera e propria
conquista si tratti di mantenersi la conquista con le doti culinarie. Di solito
nelle relazioni la conquista la lascio ad altri aspetti, alle cose in comune
e/o l’attrazione fisica. Ora, diciamo che io ho un compagno da ormai 14 anni,
forse sui fornelli me la cavo se sono riuscito a mantenerlo, no?
Vivrebbe con una compagna o un compagno che non sa mettere
mani ai fornelli?
Perché no? Anche se io sono e rimango un fan delle pari opportunità e della
collaborazione reciproca per mandare avanti la casa, soprattutto con l’interscambio
di ruoli e compiti sulla base della necessità. Poi, un minimo glielo insegnerei
giusto per la sopravvivenza quotidiana. Non pretendo di stare con uno chef,
anche se, data la mia golosità, mi piacerebbe tanto! Ma la vita coniugale non è
fatta di sola cucina, ma anche di tanto altro sia come doveri che come piaceri.
Per cui se magari in cucina non se la cavasse, ci saranno di certo altre doti
di cui avvalermi.
Quando ha scoperto questa sua
passione?
Fin da piccolo, con estrema ostinazione. Proprio perché la cucina, per me,
era un luogo che mi veniva proibito. E si sa, il divieto diventa subito
attraente per un bambino. Ho vissuto in una famiglia dove c’era una gestione un
po’ rigida dei ruoli, e la cucina non poteva essere un ambiente adatto a un
maschio. E per quanto osservassi mia madre cucinare, realizzare ricette e
sperimentare, mi veniva impedito dedicarmi alla cucina e soddisfare la mia
curiosità. Però solo con l’osservazione ho imparato tantissimo sugli
ingredienti e sui sapori e gli odori. Una volta cresciuto comunque le esigenze
di vita mi hanno portato a confrontarmi con la cucina, sia da campo (ho diversi
fatto anni di scoutismo)che proprio in casa, quando mi sono dovuto spostare per
lavoro e quindi ho raggiunto l’autonomia. E da allora ho iniziato a invitare
persone e a organizzare cene per stare insieme, con sempre maggiore frequenza.
Avevo circa ventitré anni e vivevo solo lontano da casa, e un po’ vivere
situazioni conviviali con gli amici mi riportava l’atmosfera di famiglia, di
protezione. E poi in quella fase scoprii la passione per la sperimentazione
culinaria!
Ci racconta il suo primo ricordo
legato al cibo?
Non ho dei veri e propri ricordi del cibo dell’infanzia, se non delle cose
che non mi piacevano e che magari a casa mi obbligavano a mangiare. Ho sempre
odiato le verdure cotte e bollite, non sono mai riuscito a mandarle giù se non
sotto costrizione. Oppure di quei cibi proibiti: ricordo che ero piccolissimo
quando mi innamorai dell’odore del caffè. E qualche volta, mio padre me lo
lasciava assaggiare di nascosto da mia madre. Ho atteso con molta emozione
l’età giusta per poterlo bere e da allora non ne faccio mai a meno.
Ha un piatto che ama e uno che
detesta?
I piatti che amo sono tantissimi. Se proprio devo scegliere dal mucchio,
direi la pasta alla carbonara. Un bel mattone pesante ma ricco di bei sapori.
Detesto in primo luogo le melanzane con qualsiasi ricetta, colore e misura, così
come il cavolo cappuccio, col quale ho dei ricordi pessimi. Mi obbligavano a
mangiarlo, fino a che un giorno non reagii talmente male da far capire in modo
inequivocabile ai miei che proprio non lo gradivo.
Vi risparmio come :p
Un colore dominante proprio di cibi
che la disgustano?
Il verde scuro, tipico delle verdure bollite come verza, bietole e spinaci.
Roba che di solito evito di mangiare perché non mi piacciono. E dire che convivo
con un vegetariano convinto! Ma l’amore ci aiuta a superare anche le divergenze
culinarie.
Quando è in fase creativa ha un rito
scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale che la fa
stare concentrato a scrivere?
Il momento della scrittura per me è sacro. Di solito non ho rituali
particolari relativi alla cucina, perché quando scrivo mi concentro
esclusivamente sulla storia, quindi al massimo anche i momenti del pasto sono
distratto dal pensare a cosa devo far realizzare ai miei personaggi in un dato
passaggio. Al massimo ho dei rituali per la fine della scrittura, dopo che ho
concluso la prima stesura di un testo o quando firmo un contratto editoriale o
ancora quando esce in vendita. Di norma brindo, una cena leggera con il mio compagno,
relax e un brindisi. Che sia un cocktail o la mia tanto amata birra,
l’importante che sia un brindisi, possibilmente da immortalare per averne un
ricordo. Una cosa per me imprescindibile.
Scrive mai in cucina? Altrimenti
dove ama scrivere? e a che ora le viene più naturale?
Devo essere sincero, la mia concentrazione ha bisogno di comodità e
raccoglimento, per cui cerco comunque degli ambienti tranquilli dove isolarmi.
Spesso per favorire questo mio isolamento mi metto persino la musica nelle
orecchie.
Quindi sì, sulla base della situazione e della contingenza mi capita anche
di scrivere in cucina, ma di norma prediligo il letto o una scrivania dello
studio. Spesso arrivo alla scrittura in cucina quando magari ho bisogno di
proseguire la storia e il tempo del pasto si avvicina, per cui mi metto sul
tavolo mentre magari inizio a imbastire il pasto.
Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza,
snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
Dipende dallo stato di necessità: di norma se ho il tempo per cucinare,
preferisco di no, ma a volte capita di mangiare qualche snack leggero se
rimango bloccato in ufficio o se si va al mare e c’è bisogno di pranzare con
qualcosa di leggero, altrimenti, nella quotidianità, non mangio mai cibo
pronto.
Che tipo di cibo desidera di più
quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
Non saprei: la fame è fame e dipende dal momento della giornata. Di sicuro
il dolce mi risveglia meglio l’istinto e mi fornisce anche più energia… Ok, è
solo un modo elegante per chiamare in altro modo la golosità!
Sono estremamente goloso e adoro i dolci, soprattutto le creme.
Ha un aneddoto legato al cibo da
raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
Gli aneddoti migliori sono sempre quelli che accadono all’estero, quando
magari ci concediamo in relax, dopo una giornata trascorsa a camminare tra
musei e monumenti. Ecco, spesso mi capita di andare in ristoranti esotici dove
di norma ordino qualcosa stra-convinto di conoscere gli ingredienti senza fare
troppo caso sia alle mie scarse conoscenze di inglese culinario che a tutte le
componenti di un piatto. Ricordo che in un ristorante indiano a Vilnius, avevo
ordinato una serie di piatti che mi sembravano gustosi, ed ero andato a fuoco
perché erano piccantissimi!
O ancora peggio a Parigi ero finito in un mega ristorante di lusso, vestito
da turista, uno di quelli con i camerieri che spazzolavano il tavolo e persino
i tovaglioli che indossavi con la scopetta per togliere ogni briciola. Vergogna
a parte per il mio abbigliamento da battaglia, notai troppo tardi che si
chiamava “La Maison du Soufflé” perché in quel luogo si mangiavano
esclusivamente soufflé. Come al solito avevo ordinato senza pensare portate su
portate, credo di essermi arreso al terzo soufflé. Ancora oggi se me ne
propongono, scappo a gambe levate.
Lei è uno scrittore di narrativa,
specialmente di stampo romantico e a tematica LGBT quando esce a cena con i
suoi figli, o amici che tipo di locale
preferisce? E quando esce con il suo compagno?
Io ho un regime alimentare abbastanza libero, se esco con amici di norma
cerchiamo un posto che possa accontentare tutte le esigenze: ci sono i
vegetariani, quelli che fanno diete particolari, quelli che hanno allergie o
intolleranze peculiari… a volte bisogna barcamenarsi in più necessità, cosa che
a casa risulta essere comunque più semplice. Ma la pizzeria di solito mette
d’accordo tutti. Se esco con il mio partner di solito deve essere a regime
vegetariano o con menù anche per vegetariani.
Oppure per festeggiare una
pubblicazione? Cosa tende a ordinare in
un locale?
Per festeggiare una pubblicazione prediligo l’ambiente casalingo,
soprattutto se a festeggiare siamo solo in due. In ogni caso, quando esco, mi
dedico sempre ai piatti particolari. Adoro alcune carni, e molti tipi di pasta.
Però per le secondo di solito sul condimento ho sempre da ridire… o la pretesa
di saperla fare meglio.
Nelle sue presentazioni offre un
buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
Tende a fare un aperitivo con due
olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo?
Mai organizzato buffet, per me non è una cosa da farsi per un evento
letterario come la presentazione di un libro. Mi è capitato magari di portare
dello spumante o che me lo portassero, per un brindisi, soprattutto se si
tratta del primo evento, ma non vado mai oltre il drink. Il binomio
letteratura/cibo non è tra le mie esperienze. Poi dipende comunque dal tipo di
evento. Se si trattasse di una mostra o di un vernissage con evento letterario,
la questione cambia. Ma di norma le presentazioni si tengono in biblioteche o
in librerie, luoghi non sempre adatti a un buffet.
Ha mai usato il cibo in qualche
storia?
Ad esempio in “Falene”
ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo?
Il cibo è mai co-protagonista?
Il cibo può essere benissimo un co-protagonista se la storia lo consente.
In Falene nello specifico c’è un personaggio che ama cucinare, si tratta di
Donna Laura, una signora di origini nobili e abbiente che organizza addirittura
delle feste nella sua enorme casa per la comunità LGBT della Cagliari di cui
parlo nella trama. In alcuni passaggi si desume proprio la sua passione per la
cucina e per le sue sperimentazioni culinarie, dove ama ricevere complimenti
dai suoi avventori. Di solito riserva quel tipo di cena alle amicizie più
strette. Poi sì, i miei protagonisti vanno a cena fuori: Enrico e Manlio in
occasione del loro quinto anniversario e ancora loro due insieme a Mirna in
pizzeria. In entrambe le occasioni parlo del cibo inteso come odore che
impregna l’atmosfera e le loro emozioni.
“Falene” a che ricetta lo legherebbe, e perché?
Falene è una storia legata alla sua città, che è Cagliari, esattamente come
per me. Non saprei, mi viene in mente il profumo della cucina tipica sarda del
quartiere della marina: carne, formaggi, pesce e i culurgiones. Tutti profumi che si mischiano e si confondono con
l’aria del mare. In fondo, da qualsiasi prospettiva da cui la osservi, Cagliari
richiama il mare su ogni versante.
Per concludere ci potrebbe regalare
una sua ricetta speciale? Quella che le riesce meglio?
Io sono specializzato nelle salse e nei sughi, ho
una mia versione della pasta alla carlofortina, nota in diverse varianti.
La salsa è semplice:
Ingredienti: Olio, aglio, cipolla, prezzemolo (in
piccole dosi), uno o due filetti di alici, tonno (uno o due tranci sulla base
di quanta salsa serve), pomodori, pesto e panna. Origano/maggiorana alla
bisogna.
In un tegame mettiamo l’olio, facciamo sciogliere
i filetti di alici una volta che è bollente e poi aggiungiamo il trito di
aglio, cipolla e prezzemolo. Una volta che il condimento si imbiondisce,
buttiamo nella pentola il tonno, dopo averlo spezzettato con la forchetta.
Nel frattempo tagliamo i pomodori freschi a dado,
e dopo qualche minuti li aggiungiamo al composto sul tegame.
A quel punto lasciamo cuocere per qualche minuto,
e quando il pomodoro comincia a sfaldarsi e liquefarsi, aggiungiamo al composto
pesto e panna, in egual misura. Mischiamo bene, lasciamo cuocere per qualche
minuto, e aggiungiamo altro pesto e panna, in modo che la salsa si amalgami.
Verso fine cottura se ci piace aggiungiamo un
soffio di origano o maggiorana. Possiamo spegnere quando il sugo ha l’aspetto
di una vera e propria salsa solida. Con questo sugo condiamo preferibilmente le
trofie o le orecchiette, meglio se di pasta fresca.
Provare per credere!
Quale complimento le piace di più
come cuoco?
Mi accontento dell’esclamazione “Buono!”
Sono un cuoco casereccio di poche pretese e tanto entusiasmo!
E come scrittore?
Qui la questione si complica. Quando scrivo voglio raggiungere due
risultati: riuscire a raccontare in modo adeguato una storia recapitando il suo
messaggio essenziale e suscitare un’emozione forte in chi mi legge. Di sicuro
preferisco sentirmi dire che sono stato in grado di suscitare delle reazioni
forti a fine lettura, compatibili e
pertinenti ovviamente col tipo di storia che ho scritto.
Che frase tratta da Falene o dalla
sua esperienza di scrittore possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua
cucina?
Certamente, eccola! È tratta dalla parte centrale della storia di Falene:
“Sorridevo, con un nuova forza dentro di me. Sbattei le ali, era il mio
volo. Nessun inganno. Mai più.
Uscii di casa. Non mi rendevo conto di quello che avrei potuto fare.
Ma, come una falena, dovevo afferrare l’amore.”
Grazie per la sua disponibilità
Grazie a voi, di cuore, per avermi accompagnato sino a qui!
Vuoi sapere di più sull'autore?
Biografia in breve:
Francesco Mastinu è nato nel 1980
sotto il segno dell’Acquario e vive a Cagliari, vicino al mare. Convive con il
suo compagno e spera ancora di poterlo sposare anche se si trovano entrambi in
Italia, ha sempre i 4 gatti a sovraintendere ogni sua attività quotidiana.
Dopo aver pubblicato numerosi
racconti in antologie collettive di alcuni editori italiani, ed essersi
dilettato con il genere erotico sotto pseudonimo, ha ufficialmente esordito con
il romanzo “Eclissi” (Lettere Animate,
2012) seguito poi da “Polvere” (Runa Editrice, 2014) e la raccolta di racconti
brevi “Concatenazioni” (Edizioni 6Pollici, 2014).
“Falene” è il suo terzo romanzo,
il primo della serie “Emozioni del nostro tempo” edito per Amarganta, uscito a
settembre 2015.
Collabora con l’editore Amarganta
per la collana Amarganta LGBT e per la gestione del portale “Vite Arcobaleno”
(www.vitearcobaleno.wordpress.com)
Il suo blog:
www.jfmastinu.wordpress.com
giovedì 5 novembre 2015
IN CUCINA CON LO SCRITTORE Guido Spano, I gatti di Farfa, Edizioni Amarganta 2015
Interviste libroculinarie di Federica Gnomo Twins
Oggi salutiamo e ringraziamo l‘autore Guido Spano, I gatti di Farfa, Edizioni Amarganta 2015, per averci aperto la porta della sua cucina.
Oggi salutiamo e ringraziamo l‘autore Guido Spano, I gatti di Farfa, Edizioni Amarganta 2015, per averci aperto la porta della sua cucina.
“I gatti di Farfa” è in
prevalenza un romanzo humor, con una serie di ingredienti più seri e profondi,
mescolati assieme in modo da trasmettere dei messaggi etici, senza che la
lettura ne sia appesantita. Carlo, professore di filosofia, convince il suo
amico e collega Davide, scrittore affermato, a partecipare alla fiera
dell’editoria indipendente che si svolge nel mese di settembre a Farfa. In
realtà l’obiettivo di Carlo è di andare a trovare Margherita, sua ex fiamma e compagna
di liceo, ora suora brigidina nel convento di Farfa. Dalle ultime telefonate si
è accorto che qualcosa non va e vuole verificare di persona. Inizia quindi il
viaggio dei due amici, che cammin facendo incontreranno una serie di personaggi
bizzarri, con cui vivranno delle avventure il più delle volte intrise di
umorismo. Nella storia troviamo anche un pizzico di giallo, qualcosa che
sconvolgerà la quiete del piccolo convento delle suore di Farfa. Tra i
protagonisti del libro di sicuro ci sono anche i gatti del borgo, presenti
dappertutto a dominare le scene.
Il libro è acquistabile online, in formato cartaceo sul sito dell’editore:
In formato digitale:
Abbiamo creato anche un blog dove raccogliamo le storie e le fotografie dei
gatti degli amici. C’è anche un’apposita sezione per i gatti volati sul Ponte
dell’Arcobaleno.
Il link per accedere al blog è: https://igattidifarfa.wordpress.com/i-gatti-di-farfa/
******
La prima domanda di rito è: le piace
mangiare bene? E cucinare?
Lo fa per dovere o per piacere?
Mi piace mangiare bene, questo è certo, ma non vuol dire che mi piacciano i
cibi elaborati, piuttosto tengo molto alla loro genuinità e se posso scelgo
un’alimentazione biologica. Non mangio né carne né pesce, sono rigorosamente
vegetariano e mangio molte verdure, legumi, cereali, frutta fresca e secca.
Adoro anche i formaggi, ne mangerei in quantità esorbitante se non fosse che poi
ti fanno salire a mille il colesterolo e i trigliceridi!
Trovo che cucinare sia una vera e propria arte, mi piace farlo quando ho
tempo libero. Mi rilassa molto, quasi come scrivere, mi porta in un’altra
dimensione, lontano dalla routine quotidiana. Mi diverte molto preparare le
torte, rimango a guardarle lievitare dentro il forno, come se fosse qualcosa di
magico. Non mi piace invece cucinare in fretta, solo per necessità. Per questo
motivo compro anche piatti semipronti, sempre biologici e vegetariani, che
metto a riscaldare poco prima dei pasti o quando mi trattengo a mangiare in
ufficio.
Ho abolito dalla mia tavola piatti e bicchieri usa e getta per ridurre
l’inquinamento, è molto più ecologico usare la lavastoviglie. E poi trovo che
la tavola ben apparecchiata contribuisca al mangiar bene, perché le cose belle
ci fanno star bene e ci aiutano a rilassarci mentre pasteggiamo e digeriamo.
Invita spesso amici a casa o è ospite
di altri?
Purtroppo i ritmi di vita hanno ridotto molto i momenti conviviali e gli
inviti sono sempre più rari e limitati di solito alle feste comandate. In quei
casi, però, mi piace apparecchiare la tavola con i servizi più belli,
argenteria compresa e servire le pietanze in maniera artistica.
Ha mai conquistato qualcuno
cucinando?
Uhm… non ricordo niente del genere. Anzi, devo dire che ho rischiato di far
scappare qualcuno che non ha mai apprezzato la mia dieta vegetariana… ;)
Vivrebbe con un compagno che non sa mettere mani ai
fornelli?
Ma sì, purché sappia almeno mettere i piatti in lavastoviglie e riordinare
la cucina.
Quando ha scoperto questa sua
passione?
Sin da piccolo sono stato abituato a cucinare per la mia famiglia, quando i
miei genitori erano entrambi a lavoro e io avevo la scuola di pomeriggio. Una
delle mie specialità a quei tempi era il risotto alla milanese. Ora lo cucino con
le zucchine, con il radicchio e ultimamente, dopo averlo assaggiato in un
ristorante indiano a Vilnius, anche con il sesamo.
Ci racconta il suo primo ricordo
legato al cibo?
Ricordo mia nonna ai fornelli. Ci preparava le frittelle con i fiori di
zucca e dei minestroni che erano la fine del mondo. Ora che mi ci fai
riflettere forse è questo il motivo per cui mi piacciono tanto le verdure. Lei
lo faceva con passione ed era felice quando i nipoti apprezzavano i piatti che
preparava per noi. Ah, le nonne!
Ha un piatto che ama e uno che
detesta?
Amo le zuppe di verdure, di tutti i tipi. Detesto certi tipi di pasta al
sugo, in particolare le pipette e le reginette, solo al pensiero sto male.
Un colore dominante proprio di cibi
che la disgustano?
Rosso, come il sangue degli animali.
Quando è in fase creativa ha un rito
scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale che la fa
stare concentrato a scrivere?
Sono caffè dipendente, ma quando scrivo mi piace avere una tazza di tisana
fumante condita con un paio di cucchiai di miele biologico, al corbezzolo o al
cardo.
Scrive mai in cucina? Altrimenti
dove ama scrivere? e a che ora le viene più naturale?
Non ho una cucina separata dagli altri ambienti, ma un angolo cottura nel
salone. Talvolta scrivo sul tavolo, ma più spesso scrivo al letto, è più comodo
per la schiena. In genere lo faccio di pomeriggio sino all’ora di cena e
talvolta anche dopo cena, se il giorno successivo non mi devo alzare presto per
recarmi in ufficio, ahimè.
Si compra cibo pronto ( tramezzini,
pizza, snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
La pizza sì, mi piace molto. Me la faccio portare a domicilio. Oppure
preparo qualcosa che debba cuocere lentamente, a fuoco basso, come i
broccoletti per condire la pasta oppure il cavolfiore soffocato con le olive,
le lenticchie in umido e via dicendo e nel frattempo scrivo.
Che tipo di cibo desidera di più
quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
Dipende dai periodi e dalla stagione. In inverno divoro chili di cioccolato
fondente, magari aromatizzato allo zenzero o all’arancia e tanta frutta secca.
Insomma, qualcosa che stimoli l’attività cerebrale e non mi distragga troppo
dalla scrittura.
Ha un aneddoto legato al cibo da
raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
Il mese scorso andammo in vacanza a Copenhagen, città carissima soprattutto
per il cibo. Una sera, usciti dall’Hotel, ci dirigemmo alla ricerca di un
ristorante che non ci facesse il colletto (il giorno prima a Nyhavn avevamo
speso l’equivalente di ottanta euro per un piatto di tagliatelle al pesto,
l’unico piatto vegetariano per me, un piatto di carne per il mio compagno di
viaggio, due birre e due dessert). La difficoltà con la lingua e il conseguente
timore che mi propinassero della carne o del pesce, quella sera ci portò a fare
diversi chilometri a piedi, finché tutti i ristoranti non avevano chiuso le
cucine e ci negarono persino uno snack, nonostante le nostre suppliche e il viso
tirato dalla fame e dalla disperazione. Ci risolvemmo a entrare in quei
mini-market aperti sino a notte, dove acquistammo dei sandwich tristissimi che
divorammo seduti in una squallida panchina di una piazza semibuia. Beh, sarà
stata la fame, ma quei sandwich ci sembrarono davvero squisiti!
Lei è uno scrittore di romanzi humor
quando esce a cena con i suoi amici che
tipo di locale preferisce?
Io naturalmente opterei per i ristoranti vegetariani, ma sono sempre in
minoranza, quindi si cerca un locale dove si mangi un po’ di tutto, oppure una
pizzeria, quella accontenta sempre tutti.
E quando esce con il partner?
Idem.
Oppure per festeggiare una
pubblicazione?
Per festeggiare una pubblicazione si va a mangiare da qualche parte e poi
magari si prende un cocktail in un pub.
Cosa tende a ordinare in un locale?
Un piatto composto con verdure grigliate, formaggi, patate al forno, oppure
un primo, un contorno e un dolce, possibilmente di ricotta, o una torta con il cioccolato
e le pere, una squisitezza!
Nelle sue presentazioni offre un
buffet?
Non l’ho mai fatto.
Pensa sia gradevole per gli
ascoltatori intervenuti?
Per gli ascoltatori probabilmente si, ma forse mi verrebbe il dubbio che
alcuni partecipanti verrebbero più per quello che per il libro, ne conosco
alcuni, sai…
Tenderebbe a fare un aperitivo con
due olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo?
Prima la presentazione, poi con gli amici si va a mangiar fuori o a bere
qualcosa.
Ha mai usato il cibo in qualche
storia?
Ad esempio in “I gatti
di Farfa” ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo?
Sì, c’è anche una cuoca bravissima, Suor Costanza, che prepara delle zuppe
squisite il cui aroma si diffonde nel refettorio e dei biscotti deliziosi con
zenzero e cannella.
Il cibo è mai co-protagonista?
Non proprio co-protagonista, ma ha un ruolo importante.
“I gatti di Farfa” a che ricetta lo legherebbe, e perché?
I biscotti con zenzero e cannella di Suor Costanza, che ho ricordato poco
fa. La suora li dona a Carlo e Davide prima che vadano via dal convento,
raccomandando loro di non azzardarsi a mangiare quei cibi immondi che si
trovano nei bar degli aeroporti. Rappresenta l’elogio per il buon cibo,
genuino, fatto con pazienza e amore, contro i cibi pessimi dei fast-food.
Per concludere ci potrebbe regalare
una sua ricetta speciale? Quella che le riesce meglio?
*RICETTA*
Un piatto molto semplice e genuino: i ceci alla campagnola.
Ingredienti:
300 grammi di ceci secchi, possibilmente
biologici.
300 grammi di pomodorini ciliegia.
1 o 2 spicchi d’aglio.
Un pizzico di origano.
Olio extra vergine d’oliva.
Sale e pepe (a piacere)
Pecorino stagionato in scaglie
Olive verdi denocciolate.
Procedimento:
Mettere i ceci in ammollo in acqua fredda per
almeno dieci ore, quindi cuocere in acqua salata dentro una pentola a pressione
per circa quaranta minuti, poi scolare.
Tagliare i pomodorini a pezzetti, unire le olive,
condire con l’olio, l’origano e un pizzico di pepe. Aggiungere i ceci freddi e
infine le scaglie di pecorino. Amalgamare tutto e servire. Accompagnare con un
buon vino rosso, non troppo forte.
Deve
essere davvero buonissima
Quale complimento le piace di più
come cuoco?
I tuoi piatti sono sobri e genuini, proprio come te.
E come scrittore?
Elegante.
Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza di scrittore
possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
“A volte ciò che non si vede è molto più reale di
quello che percepiamo con i nostri sensi mortali.” Dal capitolo
5 - Ritrovarsi.
Grazie per la sua disponibilità
Volete sapete di più sull’autore?
Biografia:
Nato in Sardegna nel 1964 da due insegnanti, ho iniziato a leggere sin
dalle scuole elementari. Diplomato al Liceo classico, amante delle materie
umanistiche, ho voluto esplorare gli argomenti scientifici e così mi sono
iscritto alla Facoltà di Medicina e Chirurgia. Dopo alcuni esami superati
brillantemente, ho capito che non era la mia strada e così mi sono trasferito
in Giurisprudenza, dove ho sostenuto dodici esami, ma neanche questa faceva per
me. Infine mi sono laureato in Scienze del servizio sociale e ho vinto un
concorso pubblico che mi ha consentito di entrare a lavorare in ruolo in un
Ente locale. Non si è mai sopita, però, la passione iniziale per l’Italiano,
per le materie classiche, per l’arte, e una curiosità sempre viva per la
scienza e l’etologia.
L’amore per gli animali e per la natura, i viaggi, la scrittura, le
letture, i bei film, riempiono il mio tempo libero, che purtroppo è sempre troppo
poco.
Ho una relazione da circa quattordici anni e convivo dal 2008. Fanno parte
della nostra vita quattro gatti meravigliosi, che vivacizzano le nostre
giornate, impedendo che la noia possa prendere il sopravvento!
Come autore ho scritto e pubblicato “I gatti di Farfa”. Ho avuto la fortuna
di trovare un editore non a pagamento, molto vivace e versatile. Amarganta è
come una famiglia, un po’ bizzarra, a dire il vero, sennò non ci sarei mai
entrato!
Il mio sogno nel cassetto: vivere in
una villa con un grande giardino e avere una seconda casa al centro di Parigi e
una terza a Londra. Mi accontento di poco, no?
sabato 31 ottobre 2015
DOLCETTO O SCHERZETTO? racconto di Federica Gnomo Twins
Dolcetto o Scherzetto?
di Federica Gnomo Twins
Finalmente aveva tirato giù la serranda del negozio e stava cercando di chiudere quella giornata infernale.
Bambini mascherati per tutto il pomeriggio gli avevano svuotato il locale da caramelle e cioccolatini, gratis naturalmente. Non se la sentiva di negare un dolcetto a quei faccini dipinti per fare paura, che di paura non ne facevano proprio, ma solo tanta tenerezza.
Ora però Tommy, detto Dolcetto da tutti, era stanco.
Stanco morto, non solo del via vai di quel giorno, ma anche dell’attività ereditata da suo padre. Un buchetto di locale che vivacchiava sul Corso di una città di provincia, stritolato da grandi negozi lussuosi e pieni di oggetti firmati.
Dolciumi. Vendeva dolciumi e cioccolatini che quasi tutti ormai preferivano comprare nei supermercati.
Non aveva soldi per ristrutturare il suo negozio, che era rimasto vecchiotto, e quasi scompariva tra le luci degli altri.
Spesso la sera, da solo, davanti a una pizza comprata a taglio e una bibita, si chiedeva “ ma perché insisto?” Avrebbe potuto cedere alle pressioni della boutique vicina, che voleva allargarsi. Abbassare la saracinesca e starsene in pace, magari a fare il commesso da qualche parte. Almeno lo stipendio sarebbe stato sicuro …ma era un romantico, un romantico goloso di emozioni.
Inchiavò le serrature. Stanotte ci avrebbe pensato. Seriamente. Non erano tempi da fare i sentimentali. Che importanza potevano avere i ricordi di lui e suo padre intenti a scartare pacchi in arrivo pieni di caramelle colorate, o affondare le mani in quel mare profumato per sistemarle in sacchi e barattoli. Era piccolo eppure già aiutava in bottega. Si arrampicava sulla scala lunga e misteriosa che portava al soppalco perché era agile, e faceva cadere fra le braccia del padre cioccolate e pupazzi sotto lo sguardo vigile del nonno, che ancora si ostinava a stare dietro al bancone.
Un mondo magico. Da cui aveva preso il soprannome: Dolcetto.
Così lo chiamavano in casa; poi era divenuto grande, il nonno era morto, il padre era andato in pensione e lui aveva ereditato l'attività ma per tutti era rimasto Dolcetto.
Si alzò dalla scomoda posizione. Le serrature stavano in basso e giravano male.
Come la sua vita. Era anche infreddolito.Non vedeva l'ora di correre a casa per scaldarsi.
Un voce lo fece sobbalzare, e poi un tocco leggero sulla spalla.
"Scusa è troppo tardi per chiederti qualcosa?"
Tommy si voltò. Un volto truccato di nero, profondo e oscenamente bello lo colpì.
"Mi hai messo paura!" fu la prima risposta. "Veramente…sto …sto chiudendo…Anzi ho chiuso" balbettò poi.
"Peccato!"rispose la ragazza, facendo una smorfia," volevo un dolcetto…"
"Stai scherzando? Non sei troppo adulta per queste cose?" continuò inquieto Tommy.
"Forse… ma mi piace questa festa, e da quando ero bambina non ho mai smesso di truccarmi da vampiro e vestirmi di nero, per Halloween".
Tommy notò, infatti , che era vestita completamente di nero, e con un lungo mantello.
"Sei un tipo originale. Piacere di averti conosciuto, ora se non ti dispiace vorrei andare a casa" tagliò corto, sempre più turbato.
Ci mancava solo una squilibrata per finire degnamente la giornata di Halloween.
"Posso fare due passi con te?"chiese la sconosciuta.
"Veramente …mi devo fermare in pizzeria, e poi ho un impegno…"cercò di accampare Tommy, per levarsela di torno.
"Vai a fare dolcetto o scherzetto a qualcuno?" chiese maliziosa la ragazza, sollevando il sopracciglio e facendo brillare un piercing che lo intimorì.
"Sì, ecco, brava…vado dalla mia fidanzata a fare dolcetto e scherzetto, e magari bacetto".
Si immaginò di stare in compagnia. Con gli amici. Gli venne in mente solamente il suo cane. In realtà non aveva nessuno…meno che meno un amore con una donna.
"Sei un bugiardo!" lo schernì la ragazza."Non vai da nessuno".
"Ma che ne sai? Mi stai facendo girare le palle! Vedi di svolazzare a largo…"si stupì delle sue stesse parole. Era stato lui? Lui a parlare? Lui, Dolcetto, affabile, paziente, timido?
"Ehm…Vuoi veramente che vada? Vuoi stare da solo? Eppure stasera dovremmo stare insieme noi due".
"Insieme? E a fare cosa?" chiese camminando velocemente per raggiungere la pizzeria e togliersi il pazzo dai piedi.
"Dolcetto o scherzetto!" rispose quella.
"Ma sei ubriaca o fatta di cocaina?"chiese Tommy.
"Nessuna delle due cose".
"Senti cosa, io non ti capisco quando parli, vedi di lasciarmi in pace. Il negozio è chiuso, non ho caramelle in tasca, non mi va di fare due passi con te, non…non…"non terminò la frase che si ritrovò sbattuto contro il muro.
"Mi stai facendo innervosire…"fece la ragazza mora stingendolo e schiacciandolo per poi parlargli in faccia.
"Guardami bene…Chi sono io?"
"E che ne so?"
"Non hai immaginazione?"
"No, mi ha sempre fatto difetto, sarà tutto lo zucchero che ho mangiato".
La ragazza vestita di nero dal volto spendente sorrise e si presentò:
"Sono Scherzetto. Piacere!"
Tommy strabuzzò gli occhi.
"Ma la pianti di prendermi per il culo?"
Stava diventando volgare.
Riprese a camminare a passo veloce, con l’altra alle spalle, come un’ombra.
Che senso aveva tutto questo?
"Aspettami!" ordinò Scherzetto
"Tu sei pazza!" rispose Tommy correndo verso casa.
Alla porta si fermarono.
"Allora facciamo Dolcetto o Scherzetto?" chiese la sconosciuta.
"Facciamo che ora entro e mi lasci in pace!?" rispose Tommy, cercando le chiavi di casa nelle tasche.
"Allora?"
Tommy ci pensò. Magari quella era una svitata che voleva solo una risposta alla domanda come le decine di ragazzini venuti al negozio, poi se ne sarebbe andata.
"Dolcetto…"rispose un po' esitante.
"Risposta esatta!"urlò l' affascinante ragazza.
"E ora te ne vai?"
"Non proprio…devo prendermi prima il Dolcetto che mi spetta…"e si avvicinò per baciarlo.
"E' uno scherzo?"chiese turbato Tommy.
"Sì…uno Scherzetto!"
E così, in una notte di luna piena, Dolcetto si fidanzò con Scherzetto e visse per sempre felice con lei nel suo magico negozio di dolci stretto tra le sue braccia e i grandi negozi lussuosi del centro.
E così, in una notte di luna piena, Dolcetto si fidanzò con Scherzetto e visse per sempre felice con lei nel suo magico negozio di dolci stretto tra le sue braccia e i grandi negozi lussuosi del centro.
FINE
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